La vita quotidiana ai tempi del Coronavirus

Cantico_leggero

illustrazione di Mariana Chiesa

Agurandoci che sia uno degli ultimi, ecco un altro piccolo vademecum con alcune indicazioni da adottare in questi giorni di emergenza sanitaria. L’immagine è un omaggio di Mariana Chiesa e di Else edizioni. La traduzione è opera di studenti e amici della “Scuola Frisoun” di Nonantola, compresa la versione in dialetto modenese. I jpeg li potete scaricare direttamente da questa galleria; in fondo trovate una cartella con le versioni audio e una con i pdf per la stampa.

Lo sforzo è stato quello di cercare le parole adatte a trasmettere la gravità della situazione, spingendo al contempo noi stessi e le persone a usare la propria testa e a non perderla.

Consigli in PDF, JPEG e Audio-mp3

Consigli in 14 lingue

Famiglie3

illustrazione di Mirjana Farkas

Gli studenti della scuola di italiano per stranieri “Frisoun” hanno tradotto il loro spaesamento dovuto alla chiusura della scuola e alla crisi sanitaria che sta vivendo il paese, in questa piccola iniziativa pensata per la comunità: la traduzione, in 14 diverse lingue, dei consigli di base dati in questi giorni dal Ministero della Salute per frenare l’espansione del Coronavirus. Un modo per alzare il livello di attenzione e il senso di appartenenza a una comunità. Entrambi potrebbero esserci molto utili nelle prossime settimane.

Consigli in 15 lingue in formato PDF

Noi e loro

di Mediterranea Nonantola

Collo20

Quello che segue è l’intervento che le ragazze di “Mediterranea Nonantola” hanno tenuto in occasione dell’incontro del 22 febbraio scorso “Il collo dell’imbuto (e come provare ad uscirne)”. 

Del report Il diritto d’asilo. Non si tratta solo di migranti, pubblicato dalla Fondazione Migrantes e che oggi presentiamo, vorremmo partire dalla parte che ci riguarda. Chiara Marchetti nel suo intervento mette in primo piano l’azione di “Mediterranea Saving Humans” come esempio di “reazione della società civile organizzata” nei confronti delle posizioni che il governo precedente ha preso circa la gestione dei flussi migratori, in particolare contro la “politica dei porti chiusi”. Nel report si legge quanto l’esempio di “Mediterranea”, come anche quello di tante piccole realtà locali (come può essere la rete di Noantola), sia stato importante, specialmente per essere stata in grado di far convergere l’impegno di diversissime frange della società civile, per il suo ruolo di denuncia delle tantissime violazioni dei diritti umani che si consumano nel Mediterraneo centrale e per le lotte che porta avanti a partire dall’abolizione del memorandum con la Libia (tra l’altro confermato all’inizio di febbraio con irrisorie modifiche).

In preparazione a questo incontro abbiamo intervistato diversi giovani che abitano a Nonantola per vedere che tipo di vita conducono e che percezione hanno della loro vita qui. Non sappiamo riuscirà a rendere l’idea, in ogni caso la nostra intenzione era quella di mostrare perché noi giovani “indigeni” nonantolani abbiamo deciso di continuare a terra quello che Mediterranea fa in mare, in altre parole, di creare relazioni coi giovani che provengono da tutte le parti del mondo e che per un motivo o per l’altro sono approdati qui. Continua a leggere

Ancorati alla vita

di don Mattia Ferrari

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Bari, 22 febbraio 2020

Care e cari,

mi dispiace molto non riuscire ad essere presente oggi, ma al tempo stesso mi fa piacere che in contemporanea all’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” organizzato dalla Cei a Bari, a cui partecipo anche in rappresentanza di “Mediterranea Saving Humans”, a Nonantola si svolga questo incontro di condivisione cittadina con due relatori di così alto livello e con il nostro vescovo, che come sappiamo, è sempre vicino con paternità pastorale al nostro cammino: questa concomitanza tra i due eventi ci ricorda che c’è una sola missione, in terra e in mare, e cioè la missione di costruire su tutto il pianeta giustizia e fraternità, quella che Paolo VI chiamava “la civiltà dell’amore”.

Oggi voi condividete con la comunità cittadina, come abbiamo fatto più volte all’interno di “Anni in fuga”, la situazione nazionale e quella locale dell’immigrazione. La cosa bella di Nonantola, che mi colpisce sempre, è che non si parla mai solo di dati e numeri in astratto, ma sempre ancorati alla vita delle persone. Per “Anni in fuga” e, mi permetto di dire, per la comunità nonantolana, non esistono “65 richiedenti asilo”, “x migranti”, ecc.: esistono Festus, Mohamed, Moriba, Ablaye, Caroline, Weldegabr… Ed è questo accogliere ogni migrante come persona, con un nome e un volto, che fa sì che a Nonantola l’accoglienza sia oggettivamente molto buona (e che, di conseguenza, il razzismo sia molto più basso che altrove). Chi arriva a Nonantola dall’esterno (e anche io sono in un certo senso un “immigrato” a Nonantola) rimane colpito da questo alto livello di accoglienza e inte(g)razione. Le ragioni, come ho detto, stanno nel fatto che qui l’accoglienza non è una cosa astratta o fredda, ma è vissuta veramente come una cosa del cuore. Continua a leggere

Una ragionevole proposta

collo dell'imbutoA parte il titolo – la questione non si pone in termini di vittime, carnefici o salvatori, ma di semplice buon senso – l’articolo uscito oggi sulla Gazzetta rende bene gli intenti dell’incontro cittadino di sabato 22 febbraio: informare sulla situazione dei 65 richiedenti asilo presenti sul territorio (inquadrandola nel panorama nazionale) e mettere a fuoco una proposta ragionevole da sottoporre al Ministero degli Interni per uscire dal guado in cui alcuni cittadini, nonantolani e non, rischiano di finire.

Non si tratta di salvare nessuno, ma di evitare che i progetti di vita dei richiedenti asilo presenti a Nonantola – molti dei quali lavorano, hanno costruito relazioni importanti, partecipano attivamente alla vita della città, in alcuni casi hanno affittato casa, preso la patente, ecc. – si interrompano in ragione di una burocrazia stolida e di ordinamenti irrazionali. Sfidiamo chiunque a dimostrarci chi ci guadagnerebbe. Si tradurrebbe solo in un enorme spreco di risorse, tempo e spinte vitali e nel rischio concreto di trasformare ventenni pieni di vita e di voglia di fare in manodopera da sfruttare o da destinare alla marginalità e alla devianza. Una follia. 

Alla spicciolata

 

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Certo ci sono anche le grandi questioni, i grandi numeri: sono circa 100mila le persone attualmente in accoglienza in Italia, e 50/60mila quelle uscite nell’ultimo anno e mezzo, molte delle quali non ancora regolarizzate. Ci sono i governi, italiani ed europei, che hanno traballato o sono caduti sul tema dell’immigrazione, e altri che si sono rinforzati.

Ma noi vogliamo partire da Nonantola, dalle persone che qui sono “accolte”, sessantacinque, all’incirca, tra uomini, donne e soprattutto ragazzi. Più quelli che se ne sono andati da poco. E se è da Nonantola che vogliamo partire, non è per provincialismo o per guardarci l’ombelico, ma perché è ragionando sulle persone in carne e ossa, “alla spicciolata”, che abbiamo qualche chance di fare le cose “per bene”.

A discutere delle grandi questioni, dei grandi numeri, è un attimo finire nell’astrazione, nello scontro ideologico, nell’impossibile quadratura del cerchio. E la conseguenza è che la barca delle politiche migratorie, continui ad andare alla deriva, come sta facendo in questo momento.

In queste settimane si ricomincia a riparlare di “accoglienza”, di proroghe, di aumento delle risorse. Ma forse è venuto il momento di mettere da parte il purgatorio dell’accoglienza e di dare finalmente una possibilità a persone che abbiamo tenute “appese” per due, tre, quattro anni. Persone che nonostante tutto lavorano, che hanno costruito relazioni, affittato una casa, preso la patente e che in alcuni casi partecipano attivamente alla vita della comunità.

La precarietà della loro condizione giuridica ha determinato in questi ultimi anni il proliferare di situazioni di illegalità e sfruttamento diffusi (nel mercato del lavoro e in quello degli affitti è ormai evidentissimo). Cosa succederà quando dalla precarietà passeranno alla clandestinità?

Ragionando alla spicciolata ci si accorge che il nodo, in questo momento, è per così dire prepolitico: se lasciamo che le cose seguano il loro corso, un corso profondamente irrazionale prima ancora che ingiusto, che ne sarà delle persone che abbiamo conosciuto in questi anni? E del tempo, delle energie, delle risorse che noi e loro abbiamo speso?

Sono queste alcune delle domande che una piccola delegazione nonantolana ha posto due settimane fa al viceministro degli Interni e che alcune realtà del territorio riprenderanno sabato prossimo, 22 febbraio, alla presenza di Gianfranco Schiavone, Chiara Marchetti (redattori dell’ultimo rapporto sull’asilo in Italia della Fondazione Migrantes) e del vescovo di Modena don Erio Castellucci. Un incontro che vorremmo il più possibile “cittadino”, non “specialistico”. Dove ognuno si senta libero di dire quello che vede e pensa. E soprattutto dove cercare possibili vie d’uscita dall’imbuto in cui siamo finiti.

 

 

Sostegno all’affitto

Casa storta

Come ci capita sempre più spesso di constatare, le comunità e le amministrazioni sono di nuovo costrette a ragionare in termini di “bisogni fondamentali”. L’accesso a una casa dignitosa è uno di quelli che rischia di essere messo in discussione da una serie di fattori su cui Anni in fuga si “scorna” da tempo.

Anche per questo segnaliamo una piccola possibilità offerta dall’Unione del Sorbara attraverso un fondo regionale, a persone e famiglie che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica e che faticano a pagare l’affitto.

I criteri sono abbastanza stringenti. Ecco alcune delle condizioni necessarie per poter fare richiesta:

– cittadinanza di uno stato dell’Unione europea o permesso di soggiorno annuale o ancora permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;

– residenza in uno dei comuni dell’Unione del Sorbara e nella casa per la quale si chiede un sostegno all’affitto;

– contratto di affitto regolarmente registrato;

– ISEE della famiglia non superiore a 17.000 € circa.

Se si entra in graduatoria, il contributo che è possibile ricevere è pari a 4 mesi d’affitto.

Ci sono altri criteri e il bando deve essere letto tutto e con attenzione. Ma se siete interessati o se conoscete persone che potrebbero beneficiare di questo sostegno, QUI  o qui sotto potete scaricare il bando e il modulo per la domanda. Se volete maggiori informazioni potete rivolgervi agli sportelli sociali dei comuni dell’Unione – Nonantola, Ravarino, Bomporto, Bastiglia.

Tenete presente però che i termini per la consegna della domanda e di tutta la documentazione richiesta scadono il 28 FEBBRAIO alle ore 12.

Come scritto anche nel bando, questi strumenti servono non soltanto per dare qualche piccola risposta a persone del nostro territorio che attraversano un periodo di difficoltà, ma anche per “tastare il polso” alla comunità, per raccoglierne i bisogni diffusi. Per far questo è necessario che l’informazione arrivi al maggior numero di persone. Ogni canale di diffusione è in questo senso prezioso.

Bando sostegno affitto

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Il collo dell’imbuto (e come provare ad uscirne)

Imbuto

Dei 64 richiedenti asilo che attualmente vivono nel territorio di Nonantola (dati ricostruiti da noi, ma abbastanza precisi) la stragrande maggioranza (60) ha ricevuto una risposta negativa dalla commissione che doveva giudicare la loro richiesta di protezione ed è in fase di ricorso.

E dunque, cosa succederà adesso?

Il rischio è che persone che vivono a Nonantola anche da tre o quattro anni, con cui abbiamo stretto amicizia, che ci hanno invitato alla loro tavola e noi alla nostra, con cui abbiamo litigato e fatto festa, che magari lavorano, hanno firmato un contratto d’affitto o preso la patente, tra qualche mese potrebbero diventare irregolari, andando a ingrossare le fila del mercato nero, della marginalità, dello sfruttamento dei penultimi sugli ultimi.

Ministeri, università, enti di ricerca e chi tratta questi fatti come dati statistici o come “fenomeni”, faticano a rendersi conto della trappola in cui “loro” (i giovani cittadini di origine straniera), ma anche “noi” (i territori in cui si sono trovati a vivere) rischiamo di finire.

Anche per questo una piccola rappresentanza nonantolana giovedì 6 febbraio ha incontrato il viceministro degli Interni Matteo Mauri per esprimere le preoccupazioni del territorio, per raccontargli quello che si osserva stando vicino alle persone “alla spicciolata” e per suggerire possibili vie d’uscita.

Per restituire il contenuto di questo incontro, per riflettere sui nodi del sistema d’accoglienza, su quello che abbiamo imparato in questi anni e su come tentare di uscire dal collo dell’imbuto in cui siamo finiti, ci vediamo a Nonantola, sabato 22 febbraio, alle ore 17, in sala Sighinolfi (sotto la torre dei Bolognesi). Il pretesto è la presentazione dell’ultimo report sull’asilo della Fondazione Migrantes: Non si tratta solo di migranti. Alcuni richiedenti asilo e alcune associazioni del territorio ne discuteranno con due degli autori (Gianfranco Schiavone e Chiara Marchetti) e con il vescovo don Erio Castellucci.

Nella locandina i dettagli dell’incontro.

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Sulla stessa barca

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Di seguito un estratto del testo – scritto insieme ad Anpi, Consulta del volontariato e Libera – che abbiamo consegnato al consiglio comunale di Nonantola al termine della fiaccolata cittadina del 28 marzo. Le foto sono di Massimo Barbieri. (Anni in fuga)

 

Inutile girarci attorno. Non è semplice convivere con chi parla una lingua diversa, mangia cibi diversi, ha abitudini, stili di vita, religione diversi.

Noi non chiediamo alla politica di risolvere questo problema. Attraverso la porta stretta dell’incontro tra “diversi” si passa due alla volta o alla spicciolata, nel quotidiano, attraverso relazioni dirette.

Quello che chiediamo alla politica è di agevolare, o quantomeno di non complicare, come invece ha fatto in questi anni, processi culturali di per sé complicati. Continua a leggere

Cosa dice il decreto Salvini

Nonantola – sabato 9 febbraio 2019

La Clessidra – Piazza Tien An Men 1 – ore 16

Cosa dice veramente il “decreto Salvini”?

Una comunità si interroga

Herriman

Incontro con

Nazzarena Zorzella, avvocata Asgi

 

Tutti ne discutono, pochi lo conoscono. Il decreto legge 113/18 (il cosiddetto “decreto sicurezza” o “decreto Salvini”) ha introdotto cambiamenti importanti in materia di immigrazione, protezione internazionale e pubblica sicurezza.

Questi cambiamenti riguardano i cittadini di origine straniera, ma anche i territori in cui essi vivono. Per capire meglio le novità introdotte dal decreto e gli effetti che potrebbero portare anche a Nonantola, abbiamo invitato Nazzarena Zorzella, avvocata di Bologna e membro attivo dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione).

Traduzione in wolof, mandinka e inglese a cura di Ismaila Mbengue, Yaya Mane e Maria Chiara Monari.

Questo è il primo di un ciclo di incontri “senza loghi”, pensato cioè da diverse associazioni del territorio (Anni in fuga, ANPI, Libera, Arci, Pace e solidarietà…), dalla Parrocchia e dall’Amministrazione Comunale di Nonantola per comprendere meglio i cambiamenti giuridici, politici e culturali che ruotano intorno al tema dell’immigrazione.